“I costi conseguenti sarebbero molto più elevati rispetto al potenziale di risparmio effettivo”


In Svizzera centinaia di migliaia di persone non sanno leggere o fare di conto. Ciononostante, il Consiglio federale intende tagliare i fondi destinati alla formazione continua. In un’intervista al portale di notizie watson, la presidente della FSEA Tiana Moser spiega perché questa decisione potrebbe rivelarsi costosa.

Intervista a Tiana Moser su watson.ch

Il Consiglio federale intende risparmiare in modo massiccio sulla formazione continua, dopo averne inizialmente definito la promozione come priorità strategica. Perché vuole risparmiare proprio sulla formazione continua? È la via della minor resistenza?
Onestamente, nemmeno noi comprendiamo questo cambiamento di rotta del Consiglio federale. È contraddittorio e assurdo. La necessità di agire è evidente. Diventa ancora più urgente a causa della carenza di personale qualificato, della pressione sull’immigrazione e dei cambiamenti tecnologici. Inoltre, le misure di risparmio comportano costi più elevati a lungo termine, come dimostra anche uno studio dell’ufficio Bass.

Secondo questo studio, la mancanza di competenze di lettura causa ogni anno costi economici per oltre 1,3 miliardi di franchi…
Per questo motivo ci opponiamo con tutte le nostre forze alle misure di risparmio e abbiamo creato, tra l’altro, un’alleanza. I partner dell’alleanza sono importanti organizzazioni nazionali come digitalswitzerland, l’Associazione degli impiegati di commercio o CARITAS Svizzera.

Se partiamo dal presupposto che la Confederazione debba effettivamente risparmiare, perché NON farlo nella formazione continua?
I costi conseguenti sarebbero elevati, sia dal punto di vista economico che sociale, e supererebbero l’effettivo potenziale di risparmio. Si tratterebbe dello smantellamento di una politica di formazione continua urgentemente necessaria e di successo, che impedirebbe a molte persone di avere un futuro professionale e personale migliore, danneggiando così anche l’economia svizzera.

Quanto potrebbe risparmiare la Confederazione con il suo programma di risparmio nella formazione continua?
La Confederazione vorrebbe risparmiare circa 19 milioni di franchi all’anno nella formazione continua. A titolo di confronto: la sola mancanza di competenze di lettura causa costi annuali superiori a 1,3 miliardi di franchi.

C’è la possibilità che i Cantoni colmino il vuoto lasciato dalla Confederazione con il suo programma di risparmio?
È molto improbabile. Nella sua presa di posizione sul pacchetto di risparmio, la Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione ha sottolineato che i Cantoni non compenseranno la perdita dei fondi federali. Le misure di risparmio porteranno quindi a una massiccia riduzione dell’offerta di corsi nel settore delle competenze di base.

Secondo l’Ufficio federale di statistica (UST), 844 000 persone in Svizzera hanno difficoltà a leggere, calcolare e risolvere problemi senza istruzioni dirette. Secondo uno studio dell’OCSE, sono addirittura 1,67 milioni le persone che hanno difficoltà in questo senso. Come si spiegano queste differenze nei dati?
Le pubblicazioni dell’Ufficio federale di statistica e dell’OCSE si basano sugli stessi dati. L’attuale pubblicazione dell’UST «Vivere con scarse competenze di lettura, matematica quotidiana e risoluzione dei problemi» si è concentrata sulle persone che hanno difficoltà in tutti e tre i settori di competenza esaminati (cioè che raggiungono al massimo il livello 1). Il numero di 1,67 milioni si riferisce agli adulti che hanno scarse competenze in almeno uno dei settori esaminati.

Alla luce di tali cifre, è evidente che il gruppo di popolazione interessato dovrebbe essere sostenuto attraverso la formazione continua. Quali sono le misure corrispondenti?
Le offerte di formazione continua nel campo delle competenze di base sono molto varie. Si va dai corsi di lettura e scrittura, alle offerte su misura per le aziende, fino alle offerte walk-in come le learning lounge, in cui l’apprendimento avviene in modo molto informale.

Secondo lo studio dell’OCSE, la Svizzera si colloca al di sopra della media OCSE, ma nettamente dietro a paesi come la Finlandia, la Svezia, il Giappone o i Paesi Bassi. A cosa potrebbe essere dovuto?
Le cause non sono chiare. Tuttavia, risultati simili emergono anche dalle indagini PISA, rivolte agli studenti di 15 anni. Una parte della spiegazione potrebbe quindi risiedere nel sistema scolastico, che seleziona precocemente gli studenti. Altri fattori sono probabilmente legati alla composizione demografica della popolazione. In Svizzera, ad esempio, un numero relativamente maggiore di persone non ha la lingua del test come lingua principale. Le valutazioni hanno dimostrato che tale incongruenza linguistica è associata in media a livelli di competenza più bassi.

Attualmente il quotidiano «Blick» lancia l’allarme con il titolo: «Un bambino su tre non sa parlare correttamente il tedesco!» Questo significa che l’immigrazione aggrava il problema? È possibile isolare l’influenza dell’immigrazione?
Poiché la Svizzera ha partecipato solo una volta alle indagini PIAAC, non è possibile dimostrare tali effetti. I dati di altri paesi mostrano tuttavia che l’immigrazione ha un impatto limitato sulle competenze linguistiche medie. Lo sviluppo delle competenze degli immigrati dipende a sua volta da due fattori principali: il profilo dei migranti e le istituzioni e le misure politiche che ne favoriscono l’integrazione.

Il tasso di partecipazione alle offerte di formazione continua è basso. Perché?
Esistono ragioni molto diverse. Oltre a motivi oggettivi come la mancanza di tempo o di denaro, esistono anche numerose ragioni soggettive come esperienze negative con l’ambiente scolastico, attribuzioni interiorizzate di deficit o anche una certa resistenza alle aspettative sociali. La FSEA ha esaminato queste ragioni in uno studio e ha scoperto che le decisioni di non partecipare alle offerte di formazione continua sono del tutto sensate e comprensibili dal punto di vista delle persone interessate. Queste persone hanno sviluppato strategie che consentono loro di gestire bene la loro vita quotidiana nonostante le scarse competenze di base. In situazioni di vita precarie, la partecipazione può anche rappresentare un grande carico aggiuntivo. A causa di esperienze negative a scuola o di scarsa fiducia nelle proprie capacità di apprendimento, la partecipazione può talvolta apparire addirittura minacciosa.

Come si potrebbe aumentare il tasso di partecipazione?
Aumentare il tasso di partecipazione è uno dei compiti principali delle organizzazioni di formazione continua come la FSEA. È quindi ancora più incomprensibile che proprio questi fondi debbano essere tagliati. Negli ultimi anni, gli enti di formazione continua e le strutture di sostegno hanno compiuto grandi sforzi per adeguare la loro offerta alla realtà della vita e alle esigenze dei e delle potenziali partecipanti. Per raggiungere il maggior numero possibile di persone, tuttavia, è necessaria una maggiore varietà di offerte, un accesso più semplice e un maggior numero di offerte che offrano un vantaggio pratico nella vita quotidiana. È fondamentale anche sensibilizzare l’opinione pubblica e eliminare i tabù su questo tema.

Esistono studi che quantificano il successo delle misure finora realizzate per promuovere la formazione continua?
Uno studio pubblicato di recente dal Centro svizzero di coordinamento per la ricerca educativa ha dimostrato che la formazione professionale continua in Svizzera ha effetti positivi sul reddito e riduce il rischio di disoccupazione. Nel campo delle competenze di base, inoltre, le testimonianze dei partecipanti ai corsi nell’ambito della campagna federale «Semplicemente meglio!… al lavoro» illustrano bene gli effetti dei corsi: ad esempio, un autista di autobus che finalmente capisce meglio i suoi passeggeri o un collaboratore semiqualificato che, grazie al miglioramento delle sue capacità di lettura, può ottenere un attestato di capacità.

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