Integrare l’IA nella vita quotidiana – uno sguardo retrospettivo alla piattaforma di scambio FFA


Dai deep fake del ping pong ai canti religiosi dei monaci: la piattaforma di scambio FFA dedicata all’intelligenza artificiale ha mostrato quanto questo tema sia già oggi tanto variegato quanto dirompente.

Muffin o chihuahua? Anche se pensiamo che non sia molti difficile distinguere un dolce da un cagnolino – in realtà, a seconda delle angolature, non è sempre così facile: né per noi umani né per l’IA, come ha spiegato Patric Raemy dell’Università di Friburgo alla piattaforma di scambio FFA dedicata all’intelligenza artificiale.

Raemy ha illustrato come negli ultimi decenni l’IA non generativa sia riuscita a superare le capacità umane a intervalli sempre più ridotti. Con l’avvento dell’IA generativa la tecnologia si è poi catapultata verso nuovi ambiti in un brevissimo lasso di tempo. L’IA, ha osservato Reamy, è destinata a diventare parte della nostra vita quotidiana. Allo stesso tempo, essa evidenzierà differenze socio-demografiche e richiederà un discorso tutto umano su competenze, regole e atteggiamenti.

Ed è proprio questo tipo di riflessione che la FSEA ha voluto avviare con la sua piattaforma. “L’intelligenza artificiale sta cambiando il modo in cui lavoriamo e apprendiamo. Essa ha il potenziale per trasformare la preparazione, l’implementazione e la gestione della formazione continua”, ha dichiarato il direttore della FSEA Bernhard Grämiger. Di fatto, l’obiettivo della FSEA consiste nel sostenere gli enti di formazione continua nello sfruttamento di questo potenziale e nella promozione, tramite la formazione continua, di una società competente in materia di intelligenza artificiale.

Primi passi sono fatti

La FSEA ha già mosso i primi passi in questa direzione tramite la realizzazione di un sondaggio fra gli enti di formazione, la promozione delle competenze di IA tra le formatici e i formatori e la formazione di un apposito gruppo di lavoro. I workshop tenuti durante la piattaforma di scambio sono stati un’opportunità per discutere l’uso dell’IA nel sistema modulare FFA, nelle istituzioni formative e nel proprio lavoro formativo.

Nel workshop dedicato all’AI nel sistema modulare FFA sono stati proposti due moduli in grado di rispondere ai sempre più rapidi sviluppi. Il modulo di formazione digitale è crollato durante la pandemia di coronavirus ed è stato superato in brevissimo tempo. Christina Jacober, responsabile del sistema modulare FFA, e Roy Franke, esperto di temi digitali della scuola cantonale per la formazione professionale EB di Zurigo, lo hanno aggiornato e rielaborato in un modulo per le competenze digitali di base. È stato poi aggiunto un ulteriore modulo “Processi di apprendimento con tecnologie di apprendimento digitale e IA”. Durante la successiva discussione si è parlato, fra le altre cose, della possibilità che potenziali partecipanti sfruttino l’offerta, se i moduli si “cannibalizzino” l’un l’altro o ancora di quanto tempo di presenza sia necessario.

Tre workshop, tre discussioni

Nel suo workshop “Impiego dell’IA nel proprio lavoro formativo”, Harald Graschi dell’Alta scuola pedagogica di San Gallo ha chiesto quali strumenti le persone partecipanti stessero già utilizzando: da Canva a ChatGPT a Dall-E, ne è emersa una gamma sorprendentemente ampia. La discussione che ne è seguita ha evidenziato come le persone presenti avessero già sperimentato e fatto largo uso dell’IA sia per generare e tradurre testi, video e immagini sia per creare presentazioni e fogli di lavoro o ancora verifiche dell’apprendimento, valutazioni di lavori svolti, controllare plagi o creare musica e video esplicativi. Il tenore è stato: a patto che un umano controlli il risultato, l’IA può essere uno strumento utile che fa risparmiare tempo e lavoro.

Nel workshop in cui la collaboratrice della FSEA Sofie Gollob ha presentato e discusso i risultati del sondaggio condotto fra gli enti di formazione sul tema dell’IA, è emerso chiaramente che, come appunto già nel sondaggio, esistono ancora grandi differenze tra le istituzioni in cui lavorano le persone partecipanti. Mentre alcune di esse, tendenzialmente quelle più grandi, hanno già elaborato linee guida sull’uso dell’IA (per esempio: l’impiego dell’IA è consentita nel lavoro, ma i prompt devono essere resi noti e non si possono usare passaggi testuali generati dall’IA), altre hanno ancora difficoltà ad affrontare l’argomento.

Nella parte finale, il poeta e musicista Bruno Bieri ha evocato l’intelligenza artistica e ha dimostrato in modo impressionante di quali sfumature sia capace la voce umana.

Nel complesso, è stata una giornata ricca di interessanti e variegati scambi – da cui è emerso che tocca a noi umani guidare, monitorare e tenere sotto controllo l’IA.

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