La deroga per l’insegnamento in presenza rimane, ma è più restrittiva


Il Consiglio federale ha adottato, venerdì 11 dicembre, ulteriori misure per combattere la crisi derivante dal coronavirus. La formazione continua non è direttamente influenzata dall’inasprimento. In particolare, resta in vigore la deroga per l’insegnamento in presenza. Tuttavia, nel rapporto esplicativo dell’ordinanza, la sua interpretazione è definita più restrittivamente.

Anche con le misure per contrastare il coronavirus più severe emanate oggi, il Consiglio federale si astiene dall’imporre un divieto assoluto di erogare corsi in presenza. Tuttavia, già mercoledì 9 dicembre ha apportato delle modifiche al rapporto esplicativo dell’Ordinanza Covid-19 sull’art. 6d, che descrive l’interpretazione della deroga alla formazione in presenza.

L’applicabilità della deroga è ora limitata ai corsi di formazione continua che portano a una qualifica regolamentata dallo Stato (ad es. formazione professionale superiore), al conseguimento di certificati settoriali riconosciuti o di altri diplomi e certificati socialmente importanti. Lo svolgimento dell’insegnamento presenziale presuppone che la presenza fisica sia assolutamente indispensabile.

L’insegnamento presenziale, inoltre, è ammesso anche per le formazioni continue strutturate destinate a persone che, per mancanza di competenze di base non sono in grado di partecipare alle lezioni a distanza. Restano permessi i corsi individuali così come le offerte formative che si svolgono all’aperto e per le quali si presume un numero esiguo di partecipanti.

Un divieto generale di frequenza è applicato ai corsi nel settore del tempo libero che non portano a un diploma o certificato “riconosciuto”. I corsi di cucina, di ceramica e bricolage sono citati per nome.

Per la FSEA, la distinzione tra corsi di formazione continua che portano a una qualifica e altri corsi è incomprensibile. Questo regolamento prevede anche un trattamento preferenziale della formazione continua orientata alla professione rispetto alla formazione continua generale e culturale, il che non è giustificato dal punto di vista della FSEA. Per questo motivo la FSEA si è già appellata alla Confederazione per la parità di trattamento di tutti i corsi di formazione continua.