Come è regolata la formazione continua nei CCL


Travail.Suisse Formation ha pubblicato lo studio «I contratti collettivi di lavoro (CCL) e le loro disposizioni in materia di formazione continua». Lo studio mira a fornire spunti per le future negoziazioni relative alla formazione continua nei CCL.

Lo studio «I contratti collettivi di lavoro e le loro disposizioni in materia di formazione continua» fa parte di un progetto promosso da Travail.Suisse Formation (TSF), come si legge in un comunicato. Esso mira a fornire una panoramica delle disposizioni in materia di formazione continua contenute nei contratti collettivi di lavoro di 21 settori. TSF intende così dare spunti per le future negoziazioni relative alla formazione continua nei CCL. Un obiettivo particolare è quello di favorire, attraverso regolamentazioni mirate, la partecipazione delle persone che hanno difficoltà ad accedere alla formazione continua.

Sono state analizzate le disposizioni in materia di formazione continua di 54 CCL, 21 dei quali sono stati inclusi nello studio. L’analisi evidenzia una grande varietà di approcci, sia nella formulazione e nelle disposizioni dei CCL, sia nella loro attuazione. Tra gli strumenti principali per rafforzare la formazione continua nei settori professionali figurano i congedi per la formazione, che possono durare fino a cinque giorni, diverse modalità di finanziamento dei corsi e di copertura dei salari durante la formazione continua, nonché i fondi di formazione.

Altre idee e servizi per gruppi con difficoltà di accesso alla formazione continua

Lo studio ha individuato altre 23 idee emerse dall’analisi dei CCL e della loro attuazione. Tra queste figurano i conti per l’accumulo di ore a lungo termine, i corsi di reinserimento o riqualifica professionale, i programmi di e-learning, le/i collaboratrici/collaboratori che fungono da ambasciatrici/ambasciatori della formazione, ma anche le norme relative alla risoluzione dei conflitti tra aziende e lavoratrici/lavoratori sul tema della formazione continua.

Nell’analisi è stata prestata particolare attenzione alle misure previste dai CCL per la formazione continua delle persone appartenenti a gruppi che hanno difficoltà ad accedere alla stessa, scrive TSF. Tra queste figurano le persone senza un titolo di studio di livello secondario II, le/i migranti di prima generazione e le persone con disabilità. Quali offerte e prestazioni sono state messe a disposizione specificamente per questi gruppi? In questo contesto sono particolarmente importanti i corsi di lingua, i corsi di competenze di base e i certificati di settore. Altrettanto significativi sono i colloqui con le/i collaboratrici/collaboratori, una comunicazione adeguata al gruppo di riferimento, le indennità per la perdita di salario e i bonus.

«I settori regolati dai CCL non devono fare tutto da soli»

Lo studio contiene riflessioni approfondite su altre questioni rilevanti. È stato esaminato, ad esempio, perché le/i lavoratrici/lavoratori partecipano o meno alla formazione continua («sono piuttosto motivi individuali, strutturali, organizzativi o relazionali a giocare un ruolo centrale?»). Sono stati inoltre analizzati gli ostacoli alla formazione continua e i fattori motivazionali, spiegando perché la promozione della formazione continua attraverso i CCL è particolarmente efficace.

L’autore dello studio, Bruno Weber-Gobet, sottolinea tuttavia che «i settori coperti da CCL non devono fare tutto da soli in materia di formazione continua e pianificazione della carriera. Possono, infatti, beneficiare di progetti nazionali come i corsi di competenze di base, il programma nazionale “Semplicemente meglio! … al lavoro” o il progetto di pianificazione della carriera «viamia». I settori coperti da CCL possono promuovere queste iniziative tra i propri membri, eventualmente offrendo anche un sostegno finanziario e/o in termini di tempo».

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