«La mancata partecipazione alla formazione continua è spesso anche una forma di resistenza alle aspettative sociali» 


Lo studio “Punti di vista soggettivi sulle competenze di base: i motivi della mancata partecipazione alla formazione” condotto dalla FSEA ha analizzato, attraverso interviste qualitative, i motivi per cui le persone con scarse competenze di base non partecipano alla formazione continua. La responsabile del progetto, Helen Buchs, spiega come interpretare i risultati e come il settore della formazione continua potrebbe reagire. 

Qual è stato il punto di partenza dello studio? Ovvero: cosa si sapeva già? 
Era noto che in Svizzera quasi un terzo degli adulti ha difficoltà con le competenze di base. Queste persone partecipano meno spesso alla formazione continua rispetto a quelle che hanno livelli di competenza più elevati. Alcuni motivi della mancata partecipazione, che è piuttosto frequente, erano già noti: ostacoli come la mancanza di tempo, i problemi di salute o le risorse finanziarie limitate incidono in modo rilevante. Inoltre, sia la ricerca sia l’osservazione diretta avevano indicato che i motivi soggettivi, basati su esperienze e su interpretazioni personali, sono almeno altrettanto importanti. 

Quali nuove conoscenze sono emerse dallo studio? 
Lo studio fornisce una visione più approfondita delle motivazioni soggettive alla base della mancata partecipazione. Esso dimostra che la decisione di non partecipare alla formazione continua è comprensibile anche da un punto di vista esterno, se si considerano le esperienze delle persone coinvolte. Queste hanno sviluppato strategie di adattamento efficaci che consentono loro di affrontare la vita quotidiana nonostante le scarse competenze di base. Molti evitano consapevolmente contesti di apprendimento strutturati, poiché hanno vissuto esperienze negative nel loro percorso formativo. Spesso sono presenti anche auto-attribuzioni negative che minano la fiducia nelle proprie capacità di apprendimento. Una novità importante è la consapevolezza che le aspettative sociali influenzano le motivazioni soggettive della mancata partecipazione. Le persone percepiscono chiaramente che esiste una norma socialmente riconosciuta su come si dovrebbe saper leggere, scrivere o fare di conto. Molti percepiscono la pressione a adeguarsi a questa cosiddetta “alfabetizzazione dominante” in modo a volte evidente, ma spesso anche implicito. La mancata partecipazione alla formazione continua non è quindi solo una questione di “disinteresse”, ma spesso anche una resistenza nei confronti di questa aspettativa sociale 

Quali conclusioni si possono trarre? 
I risultati rivelano una dinamica complessa: da un lato, molte persone interessate desiderano migliorare la loro situazione di vita e sono anche disposte a migliorare le loro competenze di base attraverso la formazione. Dall’altro lato, percepiscono le aspettative sociali in materia di competenze di base come una pressione o una stigmatizzazione a cui non vogliono esporsi ulteriormente partecipando alla formazione continua, soprattutto perché la loro vita quotidiana funziona anche senza e i formati formativi classici sono spesso associati a esperienze negative. Si può quindi concludere che non si tratta solo di aiutare le persone interessate a migliorare le loro competenze di base: è fondamentale capire come farlo. A tal fine, è necessario mettere in discussione anche le offerte, le logiche di sostegno e le norme sociali. 

Come deve reagire il settore della formazione continua? 
Il settore della formazione continua può contribuire a evitare che l’apprendimento sia associato alla pressione a conformarsi. Gli obiettivi formativi astratti hanno infatti scarso effetto motivazionale. Le offerte formative devono essere pensate in modo tale da essere percepite dagli individui come significative, accessibili e gratificanti. Sono quindi necessarie offerte che possano essere integrate nella realtà quotidiana. Occorre inoltre un panorama diversificato di offerte che rifletta l’eterogeneità del gruppo target. 

Cosa significa concretamente adattare le offerte al contesto di vita dei potenziali partecipanti? 
Adattare le offerte al contesto di vita significa non progettarle in modo astratto, ma in base ai problemi reali della vita quotidiana e alle esigenze concrete. Ciò può significare, ad esempio, che gli strumenti digitali, gli impegni familiari o le sfide lavorative vengono utilizzati in modo mirato come opportunità di apprendimento. Le offerte di formazione continua dovrebbero adottare consapevolmente un linguaggio che non etichetti i destinatari come in difetto, riconoscere il potenziale esistente e concentrarsi sulla rilevanza percepita soggettivamente. L’accessibilità deve essere migliorata attraverso modalità di accesso a bassa soglia e lo sviluppo partecipativo delle offerte. Inoltre, la partecipazione alla formazione continua può essere agevolata dalla presenza di sportelli neutrali, opportunità di apprendimento informali e formati flessibili. 

In che misura è chiamata in causa la società? 
Lo studio mostra chiaramente che l’idea sociale di cosa sia la “legittima” alfabetizzazione ha un effetto emarginante, generando un’immagine di “deficit” alla quale molte persone non possono o non vogliono conformarsi. È quindi necessario un cambiamento di prospettiva a livello sociale: le competenze di base non dovrebbero essere intese solo in modo funzionale, ma anche biografico e contestuale. È necessaria una riflessione su chi risulta escluso da determinate aspettative. 

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