Intervenire attivamente sul proprio futuro professionale con viamia


L’iniziativa viamia, promossa dal Consiglio federale, si rivolge alle persone over 40 anni affinché possano fare un bilancio della propria situazione professionale e ottenere consulenza su come proseguire e sviluppare la propria carriera. La fase pilota, condotta in più Cantoni, si concluderà alla fine del 2021 – e le prime valutazioni al riguardo sono già disponibili. Dal 2022 viamia sarà presente in tutta la Svizzera. Ne parliamo con il co-responsabile del progetto Urs Brütsch.

Signor Brütsch, in cosa consiste l’obiettivo di viamia?
Desideriamo che le persone pensino preventivamente a come si collocano sul mercato del lavoro e al proprio futuro professionale, prima che capiti loro di perdere un impiego o di trovarsi in situazioni problematiche – e che sappiano cosa si potrebbero aspettare e di quali opzioni dispongano. Sosteniamo le persone nel prendere misure appropriate.

Sono queste le aspettative con cui le persone si presentano alla consulenza?
Le aspettative sono particolarmente diversificate: alcuni arrivano con idee molto precise, altri vorrebbero fare qualcosa per il proprio sviluppo professionale, altri ancora non vogliono cambiare nulla ma sono curiosi di stilare un bilancio. 

Quali sono le motivazioni concrete di chi approfitta del servizio?
Un gran numero di persone desidera fare un bilancio della propria situazione professionale. Usando il termine “bilancio” intendo sottolineare che non è necessario che ci si presenti alla consulenza con una richiesta specifica. È come farsi misurare la pressione degli occhi una volta raggiunti i 50 anni. Ci sono tuttavia anche persone che hanno la sensazione che avrebbero voluto fare qualcos’altro da molto tempo, per esempio passare al settore sociale – e vogliono sapere se e come possano ancora farlo. Infine, c’è chi esprime un desiderio generale di proseguire la propria formazione e arriva con l’intenzione di fare un bilancio professionale preliminare per capire in quale direzione muoversi.

Un bilancio professionale già a 40 anni: perché ha senso?
Oggi è diventato tutto più veloce. Tutti vedono come la digitalizzazione stia avanzando a ritmo sostenuto – e come abbia subito un’impennata in seguito alla pandemia di coronavirus. Le persone si chiedono come sarà il loro lavoro tra dieci anni. E se ci si pensa a 53 anni, spesso ci si chiede se abbia ancora senso affrontare un cambiamento professionale. Se ci si pensa invece a 40 anni, magari a 53 anni il cambiamento ha già avuto luogo. Si tratta di impostare la rotta per tempo, in modo da non trovarsi più tardi su un binario morto.

L’offerta è stata lanciata prima della pandemia…
L’avvio del progetto pilota era originariamente fissato per l’estate del 2020. A causa della pandemia è stato rimandato a gennaio 2021. I lavori preliminari sono stati condizionati dal coronavirus. Si è trattato di sconvolgimenti che hanno colto tutti di sorpresa.

Dunque la pandemia di coronavirus ha influito sul progetto pilota?
Il progetto pilota è stato lanciato dal Consiglio federale in collaborazione con i Cantoni, indipendentemente dalla crisi derivante dal coronavirus. Tuttavia, la pandemia gli ha dato una spinta significativa. L’offerta è stata peraltro lanciata nel contesto delle discussioni politiche sull’iniziativa per la limitazione: al tempo, le associazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro sono intervenute affinché sostenessimo la forza lavoro qualificata nazionale con l’obiettivo primario di sfruttare il potenziale interno in un momento di carenza di lavoratori qualificati – allora ancora più che oggi. La misura intende pertanto raggiungere in modo preventivo i lavoratori svizzeri.

L’epidemia ci ha altresì consentito di capire quante cose possano essere risolte in modi completamente nuovi nonché di quanto velocemente possano cambiare certi settori. Prendiamo per esempio la ristorazione, l’assistenza alla persona o la logistica, vale a dire quei settori che hanno assunto un significato completamente diverso in seguito alla crisi del coronavirus e alla digitalizzazione – ma anche i settori dei viaggi e delle vendite, riguardo a cui ci si chiede in modo sempre più impellente quali siano i prossimi possibili sviluppi e quali saranno le professionalità future.

Quale pubblico si rivolge a viamia?
Tendenzialmente due volte più donne che gli uomini. In generale, le donne paiono più propense ad approfittare di servizi di consulenza rispetto agli uomini. Tra loro ce ne sono molte che rientrano nel mondo del lavoro: si tratta di un gruppo target particolarmente importante e benvenuto e di una forza lavoro qualificata che desideriamo aiutare a reintegrarsi sul mercato. Ci sono inoltre persone che si chiedono come possano svilupparsi ulteriormente e che cosa occorra loro per essere più soddisfatte e meglio aggiornate. Altre ancora vogliono informarsi sulle proprie opportunità di fare carriera o passare a un altro settore.

Secondo la valutazione dei primi sei mesi, ad approfittare dell’offerta sono soprattutto i 40-45enni.
Tre quarti delle persone che abbiamo finora raggiunto ha meno di 50 anni. Sono molto contento di questo risultato, in quanto ci colloca nel campo della prevenzione. Le cifre dimostrano che era giusto concentrarsi sulla fascia di età 40+.

Il 18% della fascia di età 40+ non possiede una qualifica professionale. Soltanto l’1% di questo gruppo ha tuttavia utilizzato il servizio di viamia. Qual è la ragione di questo fatto e cosa si può fare per cambiarlo?
Fondamentalmente, questo gruppo target è poco contattabile attraverso la comunicazione scritta – quanto piuttosto attraverso media come video, radio o televisione. Non siamo ancora stati così attivi su questi canali. Va anche detto che queste persone sono spesso timorose rispetto a quanto potrebbe emergere facendo un bilancio professionale. Il ruolo dei datori di lavoro che incoraggiano i propri collaboratori a rivolgersi a viamia è a questo proposito molto importante. Ci sono tuttavia anche altri intermediari, come le associazioni dei lavoratori, che potrebbero attirare l’attenzione sulla nostra offerta. In futuro desideriamo fare maggior uso di questi canali e moltiplicatori.

I beneficiari dell’assicurazione contro la disoccupazione, dell’assicurazione per l’invalidità e dell’aiuto sociale sono esclusi dall’offerta. Perché?
Come ha stabilito il Consiglio federale, la nostra offerta non è sostitutiva di alcuna offerta esistente né deve creare alcuna offerta parallela o concorrente agli strumenti già disponibili. Chi ne ha diritto, deve continuare a fare uso di analoghi servizi da parte dell’assicurazione sociale o di disoccupazione.

Che cosa comprende il servizio e come funziona concretamente il processo di consulenza?
Il processo inizia ancora prima della consulenza vera e propria, cioè quando qualcuno la richiede. La persona è invitata a trasmetterci il suo CV e a compilare un questionario sulle sue risorse professionali; viene altresì sollecitata a comunicarci le sue preoccupazioni. Insomma, le persone arrivano alla consulenza avendo già fornito una certa quantità di informazioni preliminari. Durante il colloquio viene esaminato il CV, scorrendo in modo esaustivo la biografia educativa e professionale della persona e rilevando quali siano le sue risorse disponibili, cosa abbia fatto e quali titoli formali possieda. Il secondo passaggio è quindi l’esame del questionario e del profilo che ne risulta. Dove si collocano i suoi punti di forza e dove i deficit? L’autovalutazione è accurata? Il terzo passaggio consiste infine nell’analizzare la professione e il settore in cui la persona lavora e discutere su come si siano sviluppati e quali tendenze stiano emergendo.

Dall’insieme di questi fattori risulta la competitività della persona sul mercato del lavoro. Se ne prende atto e si discute quindi su come mantenerla, nel caso in cui sia buona, o su cosa sia necessario intraprendere, nel caso in cui non lo sia. Se non ci sono ulteriori elementi da discutere, la consulenza termina: una volta fornite le informazioni del caso, la persona continua il proprio percorso da sé.

Altre volte, tuttavia, emergono questioni da approfondire. In tal caso alla prima consulenza possono seguire da una a tre consulenze supplementari gratuite. Qual è la formazione più indicata? Quali passi vanno fatti per cambiare eventualmente settore? Se la prima consulenza è standardizzata, queste successive sessioni sono molto personalizzate.

Qual è lo svolgimento più frequente?
In base alla valutazione dei primi sei mesi, sappiamo che nel 20–30% dei casi basta la prima consulenza di bilancio professionale, mentre nel restante 70–80% si ricorre a sessioni supplementari.

Che feedback riceve l’iniziativa?
In generale il feedback è molto positivo e le persone appaiono soddisfatte della consulenza ricevuta. In particolare, la prima sessione sul tema “bilancio professionale e risorse per la carriera” ha fatto registrare un tasso di soddisfazione del 98% (l’80% si dichiara molto soddisfatto e il 18% soddisfatto). Ciò vale anche per le sessioni di consulenza supplementare. Il voto complessivo del progetto è pari a 5,4. Insomma, il livello di soddisfazione del pubblico è molto alto.

Dove vede un potenziale di ottimizzazione?
Finora abbiamo tendenzialmente raggiunto persone ben istruite. Anche chi possiede un titolo accademico, se non ha proseguito la propria formazione, a 50 anni può tuttavia essere a rischio tanto quanto chi dispone della sola formazione di base. In futuro, in ogni caso, vorremmo raggiungere più persone in possesso di titoli di livello inferiore (o di nessun titolo) oppure quanti hanno un titolo professionale ma hanno frequentato raramente corsi di formazione continua.

Quale ruolo ricopre la formazione continua nell’offerta?
Per restare competitivi sul mercato del lavoro, è ovvio, la formazione continua è fondamentale – e può avere luogo tramite canali di formazione formale. Al termine della consulenza, di fatto, viene spesso raccomandato di seguire un qualche corso – soprattutto perché dopo una formazione formale si ha un documento in mano, un certificato o un diploma, che si può concretamente esibire. Verifichiamo altresì se i nostri clienti hanno acquisito o possano ancora acquisire competenze all’interno della propria azienda – e come possano dimostrarlo. Di fatto, molte persone che non hanno completato alcuna formazione formale negli ultimi venti anni hanno comunque acquisito molte competenze direttamente sul posto di lavoro.

In sede di consulenza, è centrale fare notare alle persone quanto abbiano in realtà fatto. Consigliamo loro di dimostrarlo, di menzionarlo nel CV e di tenerlo presente per sé stessi. Per le persone è incoraggiante il rendersi conto che possono dimostrare le proprie competenze con un certificato o con una relazione su un progetto. Di fatto, penso che sia un aspetto essenziale. Del resto, c’è anche una certa paura da parte dei datori di lavoro che i loro dipendenti, dopo la consulenza viamia, si presentino con la richiesta di frequentare qualche formazione costosa. Questo può del resto succedere, ma spesso è sufficiente che abbiano la possibilità di acquisire nuove competenze in azienda assumendo nuovi compiti o responsabilità. 

Così anche le persone più deboli sono raggiungibili…
Esattamente, tramite offerte formative interne alle aziende la soglia può essere abbassata, includendo persone altrimenti difficili da raggiungere. Anche in questo caso occorre tuttavia dimostrare che una certa persona abbia poi effettivamente acquisito certe competenze. Stiamo lavorando su questo punto in collaborazione con i datori di lavoro.

Che cosa succederà ora, dopo l’introduzione di viamia nei Cantoni pilota e la valutazione dei primi sei mesi?
Da un lato, ci saranno aggiustamenti organizzativi internamente al servizio di consulenza in modo da alleviare il lavoro dei Cantoni; dall’altro ci saranno aggiustamenti per il pubblico. Abbiamo notato, per esempio, che il questionario sulle risorse non è del tutto compilabile da parte di chi non ha al momento un datore di lavoro. Da gennaio 2022 ci sarà pertanto un nuovo questionario per le persone prive di impiego.

Un’altra cosa che abbiamo notato è che le persone che hanno poca conoscenza della lingua o scarse competenze di tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno bisogno di un approccio diverso. Nel secondo trimestre del 2022, lanceremo quindi un servizio tramite cui le persone potranno contattarci per telefono e venire direttamente alla consulenza senza dover fornire alcuna informazione preliminare.

In terzo luogo, stiamo sviluppando una piattaforma online che sarà lanciata il 1° aprile 2022. Si tratta di uno strumento disponibile per tutta la popolazione attiva, con l’intenzione di incoraggiarla a fare un bilancio della propria situazione professionale. La novità di questa piattaforma è che tenderà a coinvolgere le persone, per esempio ponendo loro delle domande. A seconda delle risposte fornite, verranno indirizzate a tool interattivi o a ulteriori questionari, sia allo scopo di stimolarle alla riflessione sia di stilare un proprio profilo. Ulteriori stimoli saranno forniti riportando informazioni sul mercato del lavoro, attività di formazione continua ed esempi concreti relativi ad altre persone.

La piattaforma non è destinata a sostituire la consulenza faccia a faccia, bensì a incoraggiare il pubblico a prenderla in considerazione e a dare loro tutti i consigli necessari a riguardo. Il servizio di consulenza per gli over 40 continuerà a essere gratuito.

Tramite quali canali il gruppo target degli over 40 viene a conoscenza dell’offerta?
All’inizio del 2021 non esisteva una campagna ufficiale: ogni Cantone ha lanciato l’offerta a modo suo. Per il lancio del 1° gennaio 2022 è invece previsto un piano di comunicazione comune. Da allora in poi, viamia sarà presente in tutti i Cantoni – con la sola eccezione di San Gallo, che nel 2022 resterà fuori. La Confederazione, dal canto suo, prevede misure di comunicazione specifiche per i diversi gruppi target per la prossima estate. Lo scopo consiste nel contattare quelle persone che al momento non abbiamo ancora raggiunto veramente bene – vale dire, come emerge dall’attuale valutazione, quelle a bassa qualificazione.

Che consiglio darebbe a chi ha ora 40 anni?
La cosa fondamentale, qualunque sia la propria attuale situazione, è tenere d’occhio il mercato del lavoro con le sue tendenze – soprattutto riguardo alla digitalizzazione: un fenomeno che potrebbe comportare sviluppi positivi per il proprio lavoro ma anche finire per farlo sparire. Uno strumento importante a riguardo è il networking: tenersi aggiornati per avere il polso dei cambiamenti. Le reti professionali sui social media possono fornire preziosi impulsi a riguardo. Ad ampliare le proprie prospettive ci possono pensare del resto anche le riviste professionali, i colleghi e la formazione continua.

Nelle nostre consulenze notiamo che le persone più attente a questi aspetti si presentano spesso già con buone idee. Per chi è al contrario isolato, per esempio per chi vuole rientrare nel mondo del lavoro o passare a un nuovo settore, è tutto molto più difficile.

La formazione continua, perfino in aree non professionali, è comunque spesso importante perché fa vedere al datore di lavoro che si dà importanza all’apprendimento durante l’intero arco della vita.

Intervista: Bettina Whitmore


Sulla persona:
Urs Brütsch è co-responsabile del progetto nazionale viamia e direttore del BIZ (ufficio per la consulenza professionale) di Zugo. In questa funzione è membro della Conferenza svizzera delle direttrici e dei direttori dell’orientamento professionale, universitario e di carriera (CDOPU). Il CDOPU, un’agenzia specializzata della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE), è responsabile dello sviluppo di viamia in collaborazione con la Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI).

Immagine: Urs Brütsch, co-overall project manager del progetto nazionale viamia