L’UNESCO sottolinea il divario digitale nella giornata dell’alfabetizzazione


La crisi derivante dal coronavirus ha colpito la formazione in tutto il mondo su una scala senza precedenti. Nella Giornata internazionale dell’alfabetizzazione, l’UNESCO richiama l’attenzione su come il coronavirus abbia ampliato le disuguaglianze nell’accesso alle opportunità di alfabetizzazione e il divario digitale.

Molti programmi di alfabetizzazione sono stati costretti a ridimensionarsi o a chiudere a causa della crisi derivante dal coronavirus. Inoltre, il rapido passaggio alla formazione a distanza ha ampliato il divario digitale limitando le opportunità di apprendimento. Particolarmente colpiti sono almeno 773 milioni di giovani e adulti analfabeti in tutto il mondo.

La pandemia aumenta il divario digitale

Di fronte alla pandemia globale, si sono cercati modi alternativi per assicurare la continuità dell’apprendimento spesso passando a formati digitali. Tuttavia, l’accesso all’elettricità, a internet, alle infrastrutture e quindi alle opportunità di apprendimento non è distribuito in modo uniforme. Nei paesi occidentali, la pandemia ha anche ampliato il divario relativo all’alfabetizzazione e alle capacità di lettura a causa della difficoltà di accesso a opportunità di apprendimento digitale.

Allo stesso tempo, la crisi derivante dal coronavirus ha evidenziato la centralità dell’alfabetizzazione per la vita, il lavoro e l’apprendimento lungo tutto il corso della vita. Pertanto, l’UNESCO considera l’alfabetizzazione come un elemento centrale per una ripresa dalla pandemia incentrata sulle persone.

International Literacy Day (ILD)

La Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione viene celebrata ogni anno in tutto il mondo dal 1967. Con questa si vuole aumenta la consapevolezza dell’analfabetismo e dell’importanza della formazione continua e degli adulti. Il motto dell’UNESCO di quest’anno è: “Literacy for a human-centred recovery: Narrowing the digital divide” (“L’alfabetizzazione per una ripresa incentrata sull’uomo: Ridurre il divario digitale”).

Immagine: UNESCO