In tempi di rapidi processi di trasformazione e di carenza di manodopera qualificata, è necessario che le competenze acquisite in modo non formale possano essere riconosciute digitalmente. Open Badges, Micro-Credentials e Data Wallets possono essere adatti a questo scopo?
Il progresso tecnologico sta cambiando il mercato del lavoro e richiede ai lavoratori sia nuove competenze sia, di conseguenza, una buona capacità di adattamento. A queste nuove competenze e qualifiche devono corrispondere riconoscimenti adeguati. I rapidi ritmi di sviluppo richiedono però un buon grado di flessibilità – e si pone anche la domanda di come poter certificare dei profili di competenze individuali.
A questo riguardo vengono spesso citati strumenti digitali come le microcredenziali, gli open badge e i data wallet. Questi tre strumenti sono stati analizzati in modo dettagliato in un articolo della rivista specializzata Weiter Bilden, pubblicata dall’Istituto tedesco per la formazione degli adulti (Deutsches Institut für Erwachsenenbildung, DIE).
Secondo l’articolo, a beneficiarne potrebbero essere soprattutto quelle persone che non possiedono qualifiche in forma cartacea: “Alla luce dell’attuale carenza di manodopera qualificata, soprattutto nel caso di quei gruppi professionali che sono confrontati con personale proveniente da altri settori lavorativi, le necessità di certificare delle competenze è in aumento”, scrive l’autrice Ilona Buchem, professoressa di scienze della comunicazione e dei media presso la Hochschule für Technik di Berlino. Anche “la permeabilità e le relazioni tra i sistemi formativi e il mercato del lavoro sempre più globalizzato” incoraggiano l’adozione di forme più flessibili di certificazione digitale delle competenze.
Le istituzioni formative e gli erogatori di formazione continua non sono tuttavia fin qui stati in grado di tenere il passo con questi sviluppi sempre più rapidi. Rispetto al passato, il modo in cui le competenze vengono certificate è infatti ancora poco cambiato. A questo riguardo, un chiaro valore aggiunto potrebbe essere generato da forme di certificazione digitale.
Microcredenziali: “mini” certificati flessibili
Le micro-credenziali, ossia brevi unità di apprendimento accompagnate da relative certificazioni, sono ripetutamente citate in relazione all’apprendimento permanente e fanno altresì parte della strategia dell’UE per l’occupabilità. Esse consentono percorsi d’apprendimento flessibili. Secondo Buchem, “le principali sfide a questo riguardo includono il necessario accordo sui requisiti minimi e sui criteri di qualità per il riconoscimento e l’accreditamento dei programmi di formazione di livello accademico e non, l’adattamento degli strumenti di assicurazione della qualità esistenti, il chiarimento delle condizioni quadro legali e l’adeguamento delle procedure di assicurazione della qualità”.
Open Badges: immagini digitali contenenti una certificazione
Gli open badge sono paragonabili a fotografie digitali che contengono metadati: essi forniscono informazioni sul destinatario, sull’istituzione che li ha rilasciati, sui criteri di assegnazione o sul relativo profilo delle competenze. Grazie ai riferimenti in essi contenuti, le competenze sono più facili da classificare e da confrontare. “Gli open badge sono attualmente utilizzati in diversi contesti, tra cui la formazione continua professionale e i programmi di formazione aziendale”, scrive Buchem. Grazie a un sistema di verifica particolarmente sicuro, gli open badge non possono essere manipolati. I proprietari degli open badge possono decidere autonomamente dove condividere i metadati dei propri file.
Data Wallet: portafogli di certificati digitali
Da qualche parte, deve anche essere possibile memorizzare, raccogliere e gestire i certificati digitali relativi alle proprie competenze. Una possibilità a riguardo è rappresentata dai data wallet, dove certificati e attestazioni possono essere filtrati e condivisi. Ciò consente di avere un’infrastruttura online per formati di insegnamento e di apprendimento. Esistono già alcune soluzioni promettenti, quali lo “European Digital Credentials for Learning (EDB)”, che può essere utilizzato per identificare i certificati digitali rendendo impossibile la falsificazione e nel rispetto della protezione dei dati.
“Il valore delle attestazioni digitali delle competenze è determinato da vari fattori, tra cui i riconoscimenti in possesso dell’istituzione o della persona che li rilascia, la trasparenza del processo di assegnazione, l’applicazione di standard di qualità e la loro rilevanza per il mercato del lavoro”, scrive nelle sue conclusioni Buchem.
Per sfruttare il valore aggiunto di questi nuovi strumenti, è fondamentale sensibilizzare e rafforzare la cooperazione tra enti di formazione, aziende e altre parti interessate. Occorre inoltre affrontare le problematiche relative alla protezione dei dati e alle barriere tecniche.
Anche la FSEA si occupa di Micro-Credentials e sta elaborando le basi per un’attuazione a livello nazionale.